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Quella brutta sensazione di essere ad un passo dal baratro

“Definitivamente” e “disimpegno totale”: sono due frammenti aguzzi che si conficcano nel fianco di una stagione che rischia di non nascere mai. Massimo Giove lascia il Taranto, esattamente come aveva fatto lo scorso 12 ottobre 2023 alla notizia che la sua squadra avrebbe giocato a porte chiuse la sfida contro il Crotone in seguito ai noti fatti avvenuti dopo Taranto-Foggia.

Un po' come dire che certi slanci impetuosi e fragorosi sono nelle corde del presidente rossoblù. Ma all'indomani della nota ufficiale con cui si ufficializza l'abbandono della carica, viene da pensare che siamo ad uno step successivo. E chi ha avuto modo di ascoltare Giove nel pomeriggio del 31 luglio lo descrive come un uomo deluso, sfibrato e soprattutto provato ormai da quasi sette anni di gestione spesso “faticosa” usando un termine presente nella sua lettera. In realtà ci sono aspetti da sottolineare che o sono sfuggiti all'estensore oppure che potrebbero presto rimescolare le carte in tavola. Non c'è la volontà di aprire ad una cessione del club ad un qualsivoglia acquirente, non c'è la classica operazione di rimettere il titolo nelle mani del sindaco, non c'è la brusca intenzione di portare i libri in tribunale. Non c'è alcuna menzione al futuro tecnico della stagione a differenza della lettera dello scorso 12 ottobre 2023 in cui si dichiarava l'immediata autogestione del club. Elementi che favoriscono il sospetto di un'ulteriore provocazione che ha come epicentro sempre la questione Iacovone. Purtroppo dallo scorso mese di maggio Cronache Tarantine era stato profeta, implorando di tenere alta l'attenzione sulla questione stadio che sarebbe stata determinante per i destini del calcio ionico. Purtroppo come spesso avviene in Italia e verrebbe da aggiungere dalle nostre parti, si è finiti intrappolati nella poca lungimiranza e negli interminabili tatticismi dialettici: esattamente cinque anni fa venivano assegnati alla città di Taranto i Giochi del Mediterraneo. Un tempo più che sufficiente per organizzare contromisure e se possibile sedi alternative al momento attuale che prima o poi sarebbe giunto. Quelle sedi alternative agitate, peraltro, nel comunicato del 6 luglio scorso, quando il presidente Giove dichiarava che “una volta completato il ritiro precampionato di Viggiano, in programma dal 18 luglio al 2 agosto, si sarebbe provveduto a trasferire definitivamente il proprio staff ed i propri calciatori in una sede alternativa che il club sta predisponendo per la prossima stagione sportiva che è alle porte”. Aggiungendo che “sarebbe stata premura del club comunicare alla tifoseria quanto prima dove andremo a disputare le nostre gare e ad allenarci”. Non sappiamo se questa sede alternativa esista oppure no, ora c'è da capire quale potrà essere il destino dell'attività agonistica. In che modo verrà espletata (ipotesi limite e nefaste in campo con la juniores o non presentarsi per favorire la radiazione), come si potrà eventualmente portare avanti in senso canonico e quindi su quali entrate finanziarie poter contare per non incorrere in un fallimento pilotato a stagione in corso. Vittorio Galigani, nel suo messaggio via facebook diramato poche ore prima della lettera di Giove, ha ampliato in senso verbale la sua decisione di disimpegnarsi dal club già motivata in un post lo scorso 12 luglio: non condivideva la gestione in termini di sostenibilità della proprietà. L'idea di un progetto giovane basato sul minutaggio (uno dei mezzi che Giove propone nella lettera per ottenere un pareggio di bilancio) poteva essere percorribile in questa stagione come forma per tamponare le difficoltà evidenti a cui si sarebbe andati incontro e per programmare un progetto a più ampio respiro con futura valorizzazione dei giovani. Meno se riferite alla passata stagione perché con l'uso del minutaggio siamo certi che non si sarebbero ottenuti quei risultati sportivi e di conseguenza quegli incassi che, malgrado Galigani tenda a sminuire, sono stati corposi. Interessante anche il passaggio in cui l'ex consulente del presidente spiega la penalizzazione con i mancati ricavi (inedita interpretazione rispetto alla linea ufficiale del club), ma è anche vero che il -4 è giunto per inadempienze riferite ad un periodo giovane della stagione (settembre-ottobre) e non inoltrato. Ma questa è un'altra storia. Resta nell'aria quel sentimento di malessere che non si riesce a scacciare. Peraltro oggi 1 agosto, scade il pagamento della mensilità di giugno e si spera che questo obbligo sia stato ottemperato per non ritrovare amare sorprese nelle prossime settimane. Perché vogliamo pensare che il Taranto in un modo o nell'altro possa scendere in campo (fino al 30 settembre teoricamente allo Iacovone poi chiedendo la deroga volta per volta nel rispetto dei lavori di ristrutturazione), perché vogliamo credere che il calcio non debba sparire in un soffio di vento. Perché se ci fosse maggiore collaborazione tra le parti in causa, i problemi potrebbero essere affrontati e magari risolti. Perché Giove è maledettamente solo, magari anche per alcuni suoi errori, imbarcatosi in un'impresa che diventa anno dopo anno superiore rispetto alla sua forza economica. Perché come spiega il massimo dirigente rossoblù nella lettera “l’amore e la passione spingono i presidenti a portare avanti queste missioni difficilissime e proibitive”. L'amore e la passione per i nostri colori siano presenti intensamente anche nelle prossime mosse, qualunque esse siano.

Il presidente del Taranto, Massimo Giove, annuncia il suo disimpegno

"Sono stati anni meravigliosi, vissuti con grandi soddisfazioni e qualche amarezza che il calcio e lo sport in genere ci riservano.
Siamo riusciti a riportare il Taranto Calcio, con grandissimi sacrifici, grandissima volontà ed impegno nel campionato professionistico dopo tanti, ma tanti anni, trascorsi nel campionato Dilettanti, conquistando sul campo, in quel famoso 13 Giugno, il primo posto e la promozione alla categoria superiore.
 
Questo campionato professionistico di Lega Pro, che disputiamo da 3 stagioni con la quarta che sta per iniziare, oltre la parte tecnico sportiva è un mondo burocratico e finanziario molto complesso.
 
Qualsiasi club di Lega Pro, DICO QUALSIASI, fa enorme fatica solo all’eventuale miracolo di poter raggiungere un ipotetico pareggio di bilancio, in quanto a differenza dei campionati di Serie A e Serie B, la Lega Pro si sostiene solo ed esclusivamente con la forza e la disponibilità dei Club con sponsorizzazioni, incassi di botteghino, minutaggi ed ipotetiche plusvalenze.
 
Un presidente di Club di Lega Pro fa tutto questo solo ed esclusivamente per l’attaccamento alla città, alla maglia e ai colori sociali, unito al sogno di raggiungere la sospirata Serie B che potrebbe consentire un equilibrio finanziario più sereno ai club che vi partecipano. Pertanto solo ed esclusivamente l’amore e la passione spingono i presidenti a portare avanti queste missioni difficilissime e proibitive.
 
Con grandissimo malessere e grandissima delusione mi spiace comunicare a tutti i tifosi che la mia missione, la mia carica e il mio attaccamento al nostro amato Taranto si concludono definitivamente in data odierna, con disimpegno totale al club. Questa dolorosa decisione nasce esclusivamente per la vicenda dei Giochi del Mediterraneo e precisamente la ristrutturazione dello Stadio Erasmo Iacovone.
 
È noto a tutti che ho provveduto ad iscrivere il Taranto FC 1927 al prossimo campionato di Lega Pro, dopo aver avuto grandissime rassicurazioni da parte di tutti gli organi competenti che ci riportavano che avremmo continuato a giocare allo Iacovone nonostante la ristrutturazione in atto.
 
Contrariamente da quanto espresso sempre dal Ministro Abodi, parole di cui io conservo traccia, ci troviamo oggi a fronteggiare una decisione assurda e catastrofica, quella di non poterci concedere lo stadio per la stagione corrente.
 
Nonostante anche nell’incontro di qualche mese fa presso la Subfor di Taranto, dinnanzi alla presenza dello stesso Ministro, del Commissario Massimo Ferrarese, dell’Amministratore di Sport e Salute Diego Nepi e del Vicesindaco Gianni Azzaro del Comune di Taranto, ricevemmo rassicurazioni da parte di tutti che avremmo svolto un regolare campionato con i lavori in corso.
 
Dopo aver ottenuto il TULPS dal Comune di Taranto, che ci consentiva di giocare le gare tra le mura amiche con una capienza di 10900 spettatori, ieri abbiamo ricevuto la comunicazione da parte del Comune di Taranto e dal Commissario Ferrarese che tutto ciò sarà possibile solo sino al 30 settembre, venendo di conseguenza meno a tutti gli accordi stabiliti nei mesi precedenti. Questo diventa per il Taranto un danno d’immagine e soprattutto economico di notevoli proporzioni, in quanto nessun imprenditore che guida una squadra di Lega Pro, può resistere ad una situazione simile. È chiaro ed evidente che probabilmente nel corso degli anni qualcuno, dico qualcuno, avrebbe dovuto organizzare per tempo delle soluzioni alternative per la vita del calcio a Taranto. Considerando di non poter contare per le prossime due stagioni, sui nostri tifosi sugli spalti, di non poter contare su un budget di sponsorizzazioni e botteghino, ho deciso definitivamente di farmi da parte. Lascio spazio a questo meraviglioso stadio e mi astengo da dare valutazioni sul progetto e soprattutto sui costi.
 
Ringraziando anticipatamente tutti coloro che in questi anni mi hanno sostenuto, porgo un caloroso abbraccio.

Il Presidente
Massimo Giove"

 

 

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